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LA BIRRA

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TUTTO SULLA BIRRA

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LA BIRRA
La birra è una bevanda poco alcolica ottenuta dalla fermentazione di orzo e altri cereali, aromatizzata con luppolo.                         
La sua origine è antichissima: sembra infatti sia stata inventata in Mesopotamia, dove il largo consumo era testimoniato dal fatto che quasi la metà del raccolto di cereali era destinato alla produzione di birra.
La birra è il prodotto ottenuto dalla fermentazione alcolica con ceppi di Saccharomyces carlsbergensis (nel caso di bassa fermentazione, utilizzata soprattutto per produrre birre chiare) o Saccharomyces cerevisiae (nel caso di alta fermentazione, utilizzata soprattutto per ottenere birre più scure e saporite) dei mosti preparati con malto di orzo anche torrefatto ed acqua, amaricati con luppolo. In altre parole la birra è una bevanda naturale, moderatamente alcolica, ottenuta dalla fermentazione di orzo maltizzato, mais, acqua, lieviti e luppolo.
Ha un valore nutritivo superiore al vino. La birra, scelta molto spesso per le sue proprietà dissetanti, deve questa qualità all'anidride carbonica, presente in misura variabile dallo 0,3-0,5% poiché svolge un effetto anestetico sulla mucosa orale, dove maggiormente si recepisce lo stimolo della sete. Le sostanze presenti nel luppolo stimolano le secrezioni digestive, inoltre sembra che il luppolo determini un certo effetto soporifero; alla birra sono anche riconosciute proprietà diuretiche.

 
 
Luppolo

Ma quali sono gli ingredienti che servono per produrre la birra? E come viene prodotta questa bevanda? Le materie prime che occorrono per fare la birra sono quattro:
   Il malto d'orzo
   L'acqua
   Il luppolo
   Il lievito

Orzo
 
 

Il lievito di birra, che è parte importantissima del processo, viene però accuratamente tolto prima del confezionamento del prodotto finito (restano solo i metaboliti del suo ciclo vitale). Ogni singolo elemento deve chiaramente avere delle caratteristiche ben definite e sempre costanti. Ad esempio, l'acqua deve sempre essere potabile, batteriologicamente pura e con una composizione salina specifica per ogni tipo di birra che si vuole produrre. Prima di venire messo in lavorazione, il malto di orzo, viene stivato in grandi silo. Da questi, il malto di orzo macinato, viene portato in un tino di miscela dove, insieme con l'acqua, viene riscaldato e miscelato lentamente nella sala cottura. E' in questa fase che si produce, grazie alla saccarificazione (trasformazione delle sostanze amidacee in zuccheri), il cosiddetto mosto di birra che, filtrato e separato dalle bucce del malto, arriva alla caldaia di cottura dove viene fatto bollire per circa due ore con l'aggiunta del luppolo. Una volta bollito, e quindi sterilizzato, il mosto viene raffreddato ed inviato ai serbatoi di fermentazione aggiungendoci il lievito. La fermentazione del mosto, che di media dura 9-12 giorni, avviene in grandi serbatoi che per le birre a bassa fermentazione variano tra i 5 e i 16 gradi, per le birre ad alta fermentazione, invece, tra i 16 ed i 26 gradi. Terminata questa fase, il mosto prende il nome di birra e, per maturare il gusto, resta per qualche giorno a riposare in alcuni serbatoi da dove viene poi distribuito alle linee di confezionamento che provvedono ad imbottigliarla, o a metterla in fusti e lattine. La birra ha anche dei nemici che possono minarne la bontà. Questi sono: l'ossigeno, la luce (per fotosintesi l'iso alfa acido contenuto nel luppolo si aggrega a composti solforati che si formano durante la fermentazione e fa scaturire un gusto sgradevole detto appunto "gusto luce") e il tempo (la fragranza della birra è conservabile per pochi mesi. Il gusto, infatti, degrada e dopo 20-24 mesi il prodotto diventa torbido causa del coagularsi delle proteine e dei polifenoli in esso contenuti).

 

La produzione
L'orzo viene sottoposto in una prima fase alla maltazione, un processo che consiste nell'induzione della germinazione dei semi. Quando i germogli raggiungono una dimensione uguale a quella del chicco, il processo viene bloccato e si procede all'eliminazione dei germogli. Il malto ottenuto in questa maniera viene poi sottoposto a tostatura a temperature diverse, a seconda del tipo di birra cui andrà destinato.
Quello chiaro, tostato a circa 85°C, viene destinato alla birra di gusto delicato e leggero, quello scuro, ottenuto a 100°C, alla birra di sapore più deciso e quello caramellato, ottenuto a 110°C, alla birra scura. Tutte queste fasi di lavorazione vengono effettuate da malterie specializzate, dalle quali molte birrerie attingono il malto già preparato per la produzione vera e propria della birra. Altre birrerie dispongono invece di una malteria propria interna.

Le fasi della produzione

La principale materia prima per la preparazione della birra è dunque il malto, che passa alla macina attraverso un setaccio.
Il malto viene macinato e ridotto in farina.
La farina viene immessa nel tino di miscela assieme ad acqua calda. Nel tino si crea un impasto che ha la consistenza della polenta. Se si utilizza il sistema per infusione sarà necessario un solo tino. Col più diffuso metodo per decozione, la miscela viene fatta passare attraverso due tini. Un mescolatore agevola la miscelazione.
Nel caso in cui si adotti il metodo della decozione, viene utilizzato un terzo tino, il tino di filtrazione, per chiarificare la miscela. Eliche metalliche riducono la miscela in una pasta che viene espulsa attraverso piccoli fori praticati sul fondo del recipiente. Il liquido chiarificato, chiamato mosto, passa alla caldaia.
Nella caldaia si aggiunge il luppolo e si porta tutto a ebollizione.
Nella fase successiva si elimina il luppolo. Esistono diverse tecniche. Quella riportata nel disegno prevede un estrattore che spreme il luppolo per mezzo di una vite, una sorta di sofisticato spremiagrumi. Il mosto chiarificato passa attraverso un setaccio collocato sotto la vite.
Il mosto viene introdotto in un apparecchio detto mulinello che elimina la proteina eccedente. Il mosto passa attraverso il mulinello, mentre la proteina viene separata per centrifugazione.
Il mosto attraversa un refrigeratore, dove viene portato alla temperatura adatta alla fermentazione, che varia a seconda del tipo di birra che si vuole preparare.
Perché la fermentazione abbia luogo bisogna aggiungere il lievito. In questa fase si usa il tino di fermentazione.
Dopo questa prima fermentazione, la birra passa nei serbatoi di stagionatura, dove viene lasciata maturare. Questa fase ha dato il proprio nome alle birre lager, ma anche quelle a fermentazione alta devono stagionare (anche se per periodi più brevi), prima di lasciare la fabbrica.
Nella maggior parte dei casi la birra stagionata viene filtrata. Alcune delle classiche birre a fermentazione alta proseguono la maturazione in fusti o bottiglie.
Dopo il filtraggio la birra passa in un serbatoio, pronta per lasciare la fabbrica.

La gradazione alcolica

Esistono molteplici sistemi di misurazione che rendono complicata la comprensione del reale grado alcolico della birra.
Negli USA si adopera il sistema dell'alcol in peso. Essendo l'alcol più leggero dell'acqua, questo sistema offre valori che risultano più bassi di quanto sarebbero se il rapporto fosse misurato in volume. In alcuni stati si vende birra con il 3,2% di alcol in peso, che corrisponde ad un 4% di alcol in volume.
In Canada, in Olanda e in varie altre nazioni, per misurare la gradazione della birra si adotta il rapporto alcol in volume, comunemente usato sulle etichette di vino.
In Gran Bretagna è adottato un sistema basato su una scala a base 1000; una birra con il 3,2% di alcol in peso e il 4% in volume avrebbe peso specifico di 1040. Dividendo le ultime due cifre (40) per quattro, si ottiene un risultato (10), che fornisce la misura approssimativa della gravità secondo il sistema Plato, utilizzato in Germania. La scala Plato è una versione perfezionata del sistema Balling, proprio della ex Cecoslovacchia, e fornisce valori simili a quest'ultimo.
Le conversioni tra il contenuto alcolico e la gravità possono essere solo approssimative, in quanto dipendono dal grado di fermentazione.
Se gli zuccheri presenti nel mosto sono stati in gran parte fermentati, la birra avrà una gradazione alcolica più elevata altrimenti sarà meno alcolica. Il tenore alcolico non è una misura di qualità. Tutte le grandi nazioni produttrici di birra hanno prodotti a gradazione bassa così come birre estremamente forti. Per esempio, una birra alla spina Ceka di 7-8° Balling, una berliner weisse oppure una mild inglese sono tutte più deboli di una birra americana di 3,2°. Lo standard ufficioso, ma riconosciuto a livello internazionale, per una birra tipo pilsener è di circa il 4% in peso, 5% in volume, 1048 in peso specifico, 12° in Plato. Nei paesi in cui sull'etichetta viene riportata la gravità, il cliente generalmente non conosce il contenuto alcolico della sua birra, ma determina solo se é a bassa, media o alta gradazione. Alcune nazioni produttrici vantano birre molto forti: è il caso della Gran Bretagna, del Belgio e della Germania. Le birre più forti raggiungono l’11% in peso, il 15% in volume e 30° Plato o più.  

Classificazione della birra

Secondo la legge italiana (legge n. 1354 del 16 agosto 1962) le birre sono suddivise in cinque categorie:
la denominazione "birra analcolica"
è riservata al prodotto con grado saccarometrico in volume non inferiore a 3 e non superiore a 8;
la denominazione "birra leggera o light"
è riservata al prodotto con grado saccarometrico in volume non inferiore a 5 e non superiore a 11;
la denominazione "birra" o "birra normale"
è riservata al prodotto con grado saccarometrico in volume non inferiore a 11;
la denominazione "birra speciale"
è riservata al prodotto con grado saccarometrico in volume non inferiore a 13;
la denominazione "birra doppio malto"
è riservata al prodotto con grado saccarometrico in volume non inferiore a 15.  

Le tipologie

Ale:
birre tipiche per il gusto fruttato, dovuto a una fermentazione piuttosto veloce e a temperature moderatamente elevate, a una varietà di lieviti tipici della fermentazione alta, caratteristici perché salgono in superficie durante il processo di fermentazione. Hanno colore e gradazione variabili. Ne esistono numerosi tipi: bitter brown ale, crearn ale, india pale ale, rnild, pale ale e scotch ale.
Alt:
in tedesco significa "antico". L'Altbier normalmente è una ale tedesca di colore ramato, leggera, digestiva, dal gusto fruttato e dal sapore pulito. È una birra caratteristica della città di Düsseldorf; oggi è diffusa nella Renania settentrionale e nella Vestfalia.
Barley wine:
termine inglese per designare una ale molto forte. Si serve a temperatura ambiente.
Berliner weisse:
birra di grano dal gusto gradevolmente acido, a bassa gradazione, prodotta a Berlino. È ottima in estate, servita fresca (7°-10°C), con l'aggiunta di qualche goccia di sciroppo di lampone.
Bìère blanche (Wìtbìer):
birra a base di frumento originaria di Lovanio (Belgio). Acidula, molto torbida di un bianco lattiginoso.
Bière de garde: tipo di birra prodotto in Francia, in particolare nel nord-ovest. Appartiene alla famiglia delle ale, di gradazione medio-alta, fruttata, ottima con formaggi piccanti o alle erbe. Va servita a temperatura di cantina (10° - 13°C).

 
TEMPERATURA DI SERVIZIO - P. Simone

BIRRA

TEMPERATURA

Birre light, lager americane e australiane

Ben fredde. 7°C

Le Berliner weisse

Fredde, 8°C

Lager europee, tutte le lager scure, le altbier e le birre Di grano tedesche

Fredde, 9°C

Le normali ale e stout delle isole britanniche.

Fredde, 9°C

la maggior parte delle specialità belghe

A temperatura di cantina, 13°C

Le ale scuri forti (in particolare del tipo trappista) e i barley wine

A temperatura moderata, 15,5°C

Distinzioni cosi precise non sono sempre possibili. In genere le birre da servirsi fredde dovrebbero provenire dal frigorifero, regolato a temperatura non troppo bassa, mentre le altre dovrebbero essere conservate in un luogo non refrigerato artificialmente, ma naturalmente fresco e buio

 

Norme legislative
La denominazione birra, secondo la legge italiana (n. 1354 del 16.8.1962) è riservata al prodotto ottenuto dalla fermentazione alcolica con ceppi selezionati di saccharoyces cerevisiae dei mosti preparati con malto d'orzo torrefatto ed acqua, amaricati con luppolo. Il malto d'orzo può essere sostituito con malto di frumento o di altri cereali o con riso o mais fino alla percentuale massima del 40% calcolato sul peso complessivo del cereale impiegato (legge n. 141 del 17.4.1989). In altre e più semplici parole la birra, in Italia come in tutto il mondo, contiene esclusivamente sostanze derivanti dalla fermentazione e maturazione del mosto prodotto con cereali e luppolo. La legge prescrive inoltre che il mosto per la birra normale in sala di cottura deve contenere l'11% in volume (pari a 110 g/L) di estratto, che è composto da carboidrati, proteine, sali minerali ecc. La birra speciale deve contenere almeno il 13% e la doppio malto il 15%. La denominazione birra analcolica è riservata al prodotto con grado saccarometrico in volume non inferiore a 3 e non superiore a 8; la denominazione birra leggera o light è riservata al prodotto con grado saccarometrico non inferiore a 5 e non superire a 11. Parimenti, come vedremo più avanti, la legge prescrive determinate gradazioni alcoliche per le diverse categorie. Durante la fermentazione due terzi dell'estratto circa, si trasformano in alcol e anidride carbonica. L'estratto che rimane dopo la fermantazione è formato prevalentemente da carboidrati (oligosaccaridi, polisaccaridi, destrine) poichè tutto lo zucchero (mono e disaccaridi) è stato fermentato. Perciò, tra l'altro, la birra non contiene zuccheri che possano nuocere ai diabetici. Dallo zucchero prodotto per reazione enzimatica dagli amidi dei cereali in sala di cottura, il lievito durante la fermentazione produce alcol etilico e anidride carbonica: da una molecola di glucosio si formano due molecole d'alcol e due di anidride carbonica e dato che esse hanno pressappoco lo stesso peso molecolare si può affermare che da un grado saccarometrico (=estratto) si forma un mezzo grado alcolico e lo 0.5% di anidride carbonica. In pratica, ecco le gradazioni saccarometriche e alcoliche dei vari tipi di birra previsti dal legislatore italiano:

RIFERIMENTI LEGISLATIVI

TIPO BIRRA

GRADO SACCAROMETRICO

GRADO ALCOLICO

Analcolica

3, 8

<1.2

Light

5,11

1.3, 3.5

Normale

11, 12.9

3.6, 3.9

Speciale

13, 14.9

4, 4.4

Doppio Malto

>15

>4.5

Dove si scopre che dividere per tre i gradi saccarometrici per ottenere quelli alcolici non è un criterio scientifico, ma in genere funziona. A seconda della categoria, in Italia, la birra subisce trattamenti fiscali progressivi: la birra analcolica, per esempio, è esente da imposta di fabbricazione (solo se la percentuale di alcol etilico è inferiore allo 0.5%, altrimenti paga circa £ 19.000 a ettolitro); quella light non è considerata, o meglio subisce l'imposta di quella normale, che è di circa £ 23.000 a ettolitro, cioè meno di £ 100 per ogni bottiglia di 1/3; la speciale paga £ 35.500 a ettolitro, la doppio malto quasi £ 40.000. In più c'è l'IVA del 20% in fattura a ogni passaggio. Sempre per la legge, ogni bottiglia e ogni lattina devono contenere le seguenti indicazioni:

   nome o ragione sociale del produttore
   stabilimento sede di produzione
   nome commerciale del prodotto
   tipologia merceologica del prodotto (quì è possibile trovare anche la voce "premium": sono le birre della fascia di gradazione più alta tra le normali, di solito in confezione lusso)
   contenuto
   contenuto in alcol espresso in % volume
   indicazione di mese e anno "da consumarsi preferibilmente..."
   pittogramma o la scritta che invita a non disperdere il contenitore nell'ambiente
   indicazione del lotto di produzione.

Il fusto deve avere indicati:
   nome o ragione sociale del produttore
   stabilimento sede di produzione
   nome commerciale del prodotto
   tipologia merceologica del prodotto
   contenuto in alcol espresso in % volume
   indicazione di mese e anno "da consumarsi preferibilmente..."

In più, in un cartello esposto al pubblico, devono essere indicati:
   nome commerciale del prodotto
   denominazione merceologica (birra, birra speciale ecc.)
   contenuto in alcol espresso in % volume.

La birra alla spina
Le ragioni del successo della birra alla spina sono molteplici: lo spazio adibito allo stoccaggio viene notevolmente ridotto ed allo stesso tempo non occorre più occupare totalmente i frigoriferi a disposizione, che tra l'altro debbono essere continuamente riempiti di bottiglie per tempo, per permetterne il raffreddamento e non restare senza nei momenti di maggior richiesta; la bevanda é sempre disponibile, fresca al punto giusto; la velocità di servizio é notevole; la gestione dei vuoti a rendere viene del tutto eliminata ecc. Naturalmente con un fusto di birra che resti inserito per più di una settimana non ci si può certo attendere di bere una buona birra: ecco quindi uno degli aspetti negativi da tenere in considerazione riguardo al sistema di spillatura.
Il locale di stoccaggio deve essere aerato, asciutto e mantenuto ad una temperatura tra i 18° e i 20°C; in questo locale non vi devono essere conservate sostanze che emanano odori intensi, che possono venire assorbiti dalle tubazioni e trasmessi alle bevande, ma soprattutto non vi deve essere installato il gruppo refrigerante, che produce aria calda e riscalda cosi l'ambiente.
Quando il fusto della birra non é in prossimità del rubinetto, é preferibile predisporre un sistema di riciclo, tramite una linea di trasferimento della birra denominata "pitone", per il mantenimento della bevanda refrigerata lungo tutto il percorso fino al punto mescita.
Oltre alla normale tubazione, ve ne sono altre due, una per l'andata ed una per il ritorno dell'acqua fredda; essendo le varie tubazioni strettamente fasciate e coibentate assieme, si ottiene in pratica una linea di trasferimento fredda, in grado di evitare aumenti di temperatura anche per lunghe distanze.
Le colonnine delle varie birre devono essere corredate dell'apposito raccogligocce, cioè la vaschetta con griglia posta sotto ai rubinetti per raccogliere eventuali gocciolamenti. Ne esistono versioni con bagnabicchiere incorporato che sono senz'altro da preferire. Il bagnabicchiere altro non é che un rubinetto a pressione. Appoggiando su di esso il bicchiere capovolto prima del servizio, si ottiene uno spruzzo di acqua fresca necessario per abbassarne leggermente la temperatura e bagnare appunto il bicchiere. Soprattutto nella stagione calda un simile accorgimento rende ancora più gradevole il servizio ed evita la formazione di schiuma in eccesso che si potrebbe creare durante il contatto della bevanda fredda con il corpo del bicchiere. Inoltre un bicchiere bagnato e pulito permette alla schiuma di restare compatta a lungo.

La tecnica di spillatura

Come regola generale, un buon bicchiere di birra deve avere un aspetto limpido ed essere coperto da uno spessore di 2-4 cm di schiuma a seconda del tipo di birra. In Italia, dove il consumo delle birre a bassa fermentazione rappresenta la stragrande maggioranza, é bene sapere che, oltre ad avere un certo spessore, la schiuma deve essere compatta e persistente come una crema. La schiuma é necessaria perché il prodotto, se privato del “coperchio" naturale, perde il suo aroma e la sua fragranza con più facilità, il che sarebbe un peccato in un prodotto vivo come la birra; inoltre la bevanda subisce un più rapido innalzamento della temperatura, il che non consente alla birra di esprimere le sue migliori qualità. Per l'intenditore la schiuma testimonia la qualità e la freschezza della birra, e non va dimenticato che prima ancora che con il palato una buona birra viene gustata con gli occhi.
Vediamo alcune regole riguardo alla spillatura: il bicchiere deve essere perfettamente pulito e per il lavaggio non vanno usati detergenti profumati le cui essenze, a volte persistenti anche dopo il risciacquo, possono alterare notevolmente il gusto della birra. Un bicchiere pulito male tende a far scomporre la schiuma, facendo sembrare la birra vecchia e stantia.
Il bicchiere non deve essere asciugato, anzi al momento del servizio è consigliabile bagnarlo ulteriormente con l'apposito bagnabicchieri. Va poi posizionato leggermente inclinato sotto al beccuccio del rubinetto, che va aperto con decisione e totalmente (Figura 2). Per quanto concerne la birra tipo pils, date le sue caratteristiche determinate dal processo di fabbricazione, la spillatura andrebbe effettuata a più riprese in modo che gli aromi si liberino
gradualmente con una parte di anidride carbonica ed alla fine rimanga comunque una schiuma molto compatta e persistente.
Ma a questo punto bisogna dire che vi sono diverse correnti di pensiero riguardo alla presentazione della birra. In Belgio per esempio la testa della birra viene ghigliottinata da un'apposita spatola, mentre in Germania questo sarebbe considerato un sacrilegio, visto che la schiuma deve assumere una forma tondeggiante ed essere molto persistente e densa, al punto che, si dice, dovrebbe reggere il peso di un pfenning (un centesimo di marco).
Per alcune birre ad alta fermentazione, come le bitter ale inglesi la schiuma è un optional, anzi in Inghilterra è addirittura considerata un difetto e in generale la birra spillata a temperatura di cantina e non fredda come da noi, viene servita piatta.
Il bicchiere spillato andrebbe anche corredato con l’apposita sottocoppa ed il collarino salvagocce riportanti il marchio della birra servita.

Sanitizzazione

Con il tempo tutte le bevande a causa degli zuccheri che esse contengono vanno incontro a fenomeni di fermentazione e sedimentazione. Possono prodursi dei microbatteri inquinanti in particolare per la birra in quanto è un alimento vivo. Ecco perché tutti gli impianti di spillatura debbono essere sottoposti periodicamente ad un intervento di sterilizzazione. Tale intervento si rende ancora più necessario su impianti con bassi volumi di lavoro perché in questi casi i tempi di permanenza delle bevande nelle condutture sono superiori e sia i sedimenti che i microbatteri hanno tutto il tempo di depositarsi. Per essere veramente efficace la sterilizzazione andrebbe effettuata ogni otto/dieci giorni anche se si ritiene accettabile un periodo di circa venticinque/trenta giorni.

Manutenzione giornaliera

Il beccuccio del rubinetto va lavato giornalmente con acqua calda.
La vaschetta raccogligocce posta sotto i rubinetti deve essere vuotata tutti i giorni e lavata con acqua calda.
Tutte le sere dopo aver spillato l’ultima birra le linee birra devono essere risciacquate con acqua corrente.

l bicchieri della birra

Ogni casa produttrice di birra ha per il proprio prodotto il suo bicchiere. Nel limite del possibile quindi è consigliabile servire una determinata birra con il suo bicchiere perché è con esso che la bevanda si valorizza ed esprime tutte le sue qualità.
Ecco alcuni esempi di bicchieri più usati:
Altglass:
colonna cilindrica per le birre Alt, dal vetro sottile e dalla capacità modesta.
Ballon:
calice sferico, con imboccatura a chiudere per esaltare la schiuma e superficie ampia per favorire lo scambio termico. Per birre da meditazione, corpose e robuste.
Boccale:
di vetro spesso e liscio, della capacità tradizionale di pinte, multipli e sottomultipli. Le ale devono riempirlo completamente allo stato liquido, mentre nel caso delle stout deve trovarvi posto anche la cream, la schiuma.
Calice a chiudere:
di forma rastremata, alza la schiuma ma non la lascia traboccare. Per lager e pils.
Calice a tulipano:
la bocca svasata abbassa la schiuma e permette la percezione olfattiva dell'aroma. Per birre aromatiche, come le gueuze.
Boccale tedesco (mass):
di vetro spesso e lavorato, per valorizzare il perlage. Capacità, nell'originale bavarese, di un litro. Ma il resto del mondo è venuto a più miti consigli. È il bicchiere per le lager.
Colonna biconica:
panciuto al centro, bocca a chiudere. Viene utilizzato per pils belghe e in genere da chi decapita la schiuma.
Colonna conica:
l'imboccatura larga impedisce alla schiuma di alzarsi troppo. Adatto alle vivaci e profumate birre danesi.
Coppa:
forma più o meno esattamente emisferica, che mortifica la schiuma ma esalta l'aroma. Per birre molto profumate.
Flûte:
una forma essenziale per le birre secche, di schiuma abbondante e da servire fredde come le pils,
Stivale:
la prova del nove per il bevitore di birra: bisogna evitare il rigurgito che lava la faccia. Va bene per qualsiasi birra, l'importante è che ci sia la voglia di scherzare.
Weizenebeker:
per le birre weizen, la cui abbondante schiuma viene controllata grazie alla sommità “a palloncino". Capacità fissa mezzo litro.

 
 

Abbinamento gastronomico
Come i vini, anche le birre a seconda della varietà si accompagnano meglio ad alcuni cibi piuttosto che ad altri. Per dare risalto alle caratteristiche di ogni birra, vi suggeriamo alcune regole basate su un principio basilare: a cibi delicati vanno sempre abbinate birre dal gusto leggero. Per una facile classificazione possiamo dire che le birre a fermentazione alta si comportano come un vino rosso, mentre quelle a bassa fermentazione sono simili ad un vino bianco. Ecco qualche consiglio per abbinare a ogni piatto la birra più adatta.

Pils: ottima come aperitivo
Lager Export: accompagna i primi piatti delicati
Strong Lager: si addice a primi con sughi più decisi
Pilsner molto luppolata è l’ideale per i piatti di pesce.
Dortmunder Export: è la compagna ideale per il Salmone
Irish e Stout: ottima abbinata con le Ostriche crude.
Weizen, o comunque birre dal gusto maltato per pollo o maiale
Ale per carni arrosto e cacciagione.
Trappiste per i formaggi saporiti
Bock e Kriek Lambic per i dessert.


Tra gli abbinamenti più frequenti troviamo la pizza, che occupa uno dei primi posti, consumata maggiormente dai giovani E NON SOLO.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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