Distillati e liquori dai cereali - ProfSimone

DopoScuol@...
Vai ai contenuti

Menu principale:

Distillati e liquori dai cereali

Argomenti > bar > Distillati e liquori
 

Whisky

I paesi produttori del Whisky


In Europa i paesi classici della produzione del whisky sono la Scozia e lIrlanda, ciascuna con il proprio metodo. Nel nuovo mondo, una tradizione autonoma si è affermata in Canada e negli Stati Uniti, e ad essa l'Australia sta affiancando candidati di tutto rispetto. Il Giappone da tempo distilla whisky di qualità, e la quantità lo colloca tra i produttori importanti. Numerosi altri paesi, infine, producono whisky, ma senza risultati significativi.

I componenti del Whisky
inserire i componenti dell'whisky
La tecnica di produzione del Whisky

I principi che regolano la produzione del whisky sono molto semplici, ma il distillatore ha a che fare con numerose variabili che rendono il suo lavoro simile a quello di un artista. Le fasi essenziali sono: maltazione, infusione (mashing) o cottura, fermentazione, distillazione, maturazione e miscelazione o blending.

Maltazione:
è il trattamento dei cereali per rendere più solubili gli amidi contenuti nei semi. Dopo tale processo gli amidi possono essere convertiti in zucchero e poi in alcol. Il processo consiste nel far macerare i chicchi in acqua per risvegliarne il germoglio. Il cereale così umidificato è lasciato germogliare parzialmente; si procede poi ad arrestare tale sviluppo mediante l'essiccazione e una leggera cottura ad aria calda negli appositi forni. In questa fase si sviluppano il profumo e il colore del malto. In Scozia i forni erano tradizionalmente alimentati con la torba, che trasmette un profumo di affumicato. Sebbene oggi non sia più il combustibile principale, tuttavia se ne fa sempre uso, proprio al fine di conferire allo scotch il suo gusto tradizionale.

Cottura:
è una fase di lavorazione che riguarda i cereali non maltati, in particolare il mais, e interessa la produzione di tutti i whisky di tipo nordamericano. La cottura rompe le pareti di cellulosa che contengono l'amido, il quale adesso può assorbire acqua.
Una volta che il mais è cotto, si può aggiungere segale come aromatizzante ed infine malto d'orzo, necessario per l'azione enzimatica. Ad ogni aggiunta si adegua la temperatura, perché ciascun cereale necessita di un diverso grado di calore.

Infusione:
completa la trasformazione dell'amido in zuccheri fermentabili. Nella produzione di whisky di malto non c'è cottura ma infusione. Il malto macinato è mescolato con acqua calda e immesso in vasche entro le quali riposa mentre ha luogo il naturale processo di conversione. Questo liquido denominato wort è in sostanza il mosto non ancora fermentato, e viene tolto e ripetutamente reimmesso nella vasca per la naturale estrazione.

Ferrnentazione:
converte gli zuccheri in alcol, grazie all'aggiunta di lieviti. A conclusione di tutto il processo durante il quale la massa si muove e schiuma come se bollisse, si ottiene un liquido molto simile alla birra non aromatizzata dal luppolo. A conclusione di questo processo (che dura per gli scotch 48 ore e per gli irish 72 ore), si ha un liquido che ha circa il 5-8% di alcol etilico, chiamato wash in Scozia e beer negli USA.

Distillazione:
nella produzione dei whisky di malto si hanno duetre distillazioni, mediante alambicco che lavora in modo discontinuo (pot still), mentre i whisky di mais e i whisky americani classici sono prodotti con un metodo continuo a colonne (patent still).
Nella Scozia di oggi, la produzione industriale ha fatto sì che nel corso del tempo aumentassero le dimensioni dell'alambicco, che comunque rimaneva insufficiente per distillare in un'unica volta acquavite con almeno 60°. Le distillerie quindi che adottano ancora questo sistema, denominato pot still, sono provviste di due alambicchi che lavorano in coppia. Il primo, denominato wash still, è più grande del secondo, chiamato low wines still. La materia da distillare viene pompata nel wash still, ricavandone un prodotto con circa il 25% di alcol, che viene successivamente immesso nel low wines still per la seconda distillazione. A questo punto interviene lo stillman, ossia il mastro distillatore, che, osservando la gradazione indicata sugli alcolometri che galleggiano dentro Io spirit safe (letteralmente "cassaforte dello spirito"), divide testa e coda dal cuore. Una congrua riduzione di grado con acqua porta normalmente la concentrazione di alcol etilico tra il 61e il 67%.

Maturazione:
la durata dell'invecchiamento in botti di rovere (in gran parte rovere americano) varia in relazione al whisky, alle condizioni locali e al palato del bevitore. Molti whisky sembrano toccare la perfezione intorno ai 10-15 anni ed è l'età corrente delle marche migliori. Con età maggiori alcuni whisky diventano spiacevolmente legnosi, altri invece possono spingersi agevolmente sino al mezzo secolo.

Blending:
consiste nella miscelatura di molti whisky. Il blender, cioè colui che è incaricato della miscelatura, progetta l'adeguamento del gusto troppo particolare del whisky tradizionale, fatto con puro malto, alle esigenze di un pubblico sempre più vasto che gradisce un distillato di cereali (avena, segale, mais, frumento o orzo di cui solo una parte è maltata) dal gusto meno pronunciato e più neutro.

Scocth Whisky

Per la normativa CEE non si può chiamare whisky un'acquavite di cereali con meno di tre anni d'invecchiamento.
Si estrae dall'alambicco ad una gradazione oscillante tra i 68-73° (pot still) e i 94° (patent still), che normalmente viene ridotta fino a portare il grado alcolico intorno ai 65°. Dopo la maturazione il prodotto viene diluito dall'imbottigliatore fino agli usuali 40° per il mercato interno, 43° per l'esportazione, e sale fino a 60° circa per i whisky speciali.
La caratteristica dei whisky scozzesi è data dall'intreccio del dolce con il secco. II dolce è dato dall'orzo maltato mentre il secco deriva dal gusto affumicato prodotto dalla torba. Altra caratteristica sono le botti d'invecchiamento, che erano un tempo quelle che avevano contenuto sherry, il vino di cui gli inglesi sono grandi consumatori. Fino all'avvento della bottiglia, economica e robusta, che permette tra l'altro l'imbottigliamento nella zona d'origine, gli inglesi importavano lo sherry in botte. Agli scozzesi, da sempre proverbialmente avari, sembrava uno spreco non riutilizzare tutte queste botti di rovere americano e così pensarono bene di sfruttarle per l'invecchiamento dei loro whisky.
Oggi che la situazione è cambiata, sembra che alcuni produttori siano soliti avvinare i contenitori con lo sherry, mentre altri preferiscono invecchiare il loro distillato in botti nuove. Storicamente la Scozia è divisa in quattro regioni produttrici di whisky, universalmente riconosciute: Highlands, Lowlands, Campbeltown e Islay. Volendo distinguere questi prodotti, differenziati solo da piccole sfumature, possiamo dire che:

· i più noti sono quelli delle Highlands, prodotti non nella parte più settentrionale, ma nelle valli (glen) dello Spey e dei suoi affluenti, in particolare il Livet. Grazie al loro numero elevato, sono i più variegati, seppur accomunati dall'affumicato e dall'amabile, con talvolta uno spiccato sentore di sherry;
· quelli delle Lowlands sono particolarmente morbidi;
· quelli di Campbeltown hanno un sentore di salsedine;
· quelli delle isole, perlopiù, sono più ricchi di sentore di torba, in particolare quelli di Islay, noti anche per il profumo di alga.

Secondo la tipologia di produzione possiamo suddividere tutti gli scotch in:
* malt, ottenuti esclusivamente dalla distillazione dell'orzo maltato, normalmente con alambicchi discontinui. Essi possono essere a loro volta distinti in:

  • single malt, ottenuti da puro malto di un'unica qualità, proveniente da una sola distilleria;

  • vatted malt (vat è il tino), ottenuti da una miscela di single malt; grain, ottenuti da cereali, in particolar modo dal mais, distillati in continuo;

* blended, derivati dalla miscela di grain e malt;
* full proof o full strength (che significa "tutta forza" o "gradazione piena"), che appena distillati a 68-73° alcolici vengono posti in botte. Durante questo periodo, un processo di evaporazione alcolica porta il livello della gradazione intorno ai 48-65° dopo di che si offrono alla degustazione.

Irish Whisky

La prima differenza con il rivale scozzese è quella "-ey" finale che caratterizza l'irish whiskey. Sembra che la correzione di "whisky" in "whiskey" sia da attribuire ai soldati di Enrico II d'Inghilterra che conobbero quel distillato allorché invasero l'Irlanda, nel 1100. Col tempo e per rafforzare la sua identità quella "e" in più è rimasta.
L'irish viene prodotto con una parte di orzo, una di malto e una terza di distillato di cereali. Dei tre ingredienti, il distillato d'orzo è l'ossatura e conferisce la caratteristica saliente a molti whiskey irlandesi. Nel passato si usava anche una piccola percentuale di avena e, talvolta, si faceva ricorso alla segale.
Forse a causa dell'uso di orzo non maltato, sostanza di buona robustezza, gli irlandesi distillano i loro whiskey tre volte. Non è un processo esclusivo dell'Irlanda, ma certo è abbastanza insolito nel resto del mondo. La distillazione viene eseguita sia con metodo continuo che con metodo discontinuo. Quest'ultimo, utilizzato più frequentemente, ha anche la caratteristica di svolgersi dentro alambicchi enormi, alcuni dei quali raggiungono la capienza di 1400 ettolitri.
Un'altra caratteristica del whiskey irlandese è che, pur essendoci grandi giacimenti di torba, in linea generale i produttori non se ne servono per alimentare i propri forni. Quindi l'assenza della torba nella maltazione fa sì che non ci sia alcun sentore di affumicato.
Anche per l'irish, l'invecchiamento minimo è di tre anni, anche se quasi tutti i produttori fanno trascorrere al distillato almeno cinque anni in fusti nuovi o nuovi carbonizzati o reduci dall'invecchiamento di bourbon, sherry, porto, rum. Viene generalmente commercializzato a 43°.
Per concludere, si può dire che gli irlandesi sentono il loro whiskey in primo luogo e soprattutto, come il prodotto del distillatore, mentre gli scozzesi, sostengono, devono il risultato, in maggiore o minor misura, al miscelatore.

Whiskey Americano    
     
Anche negli USA la parola whiskey si scrive con la "-ey" finale. Il whiskey americano ha le sue origini in Pennsylvania e nel Maryland, quindi si è diffuso a sud, attraverso la Virginia, nel Kentucky e nel Tennessee. Questa terre infatti sono caratterizzate da elevati altipiani e da abbondanti sorgenti d'acqua.
E l'esperienza insegnò ben presto che quell'acqua dalle speciali caratteristiche avrebbe determinato un incommensurabile miglioramento della qualità del whiskev: un'acqua leggera, dolce, non ferrosa scorreva limpida e fresca dalle sorgenti montagnose. Alcune fonti relativamente sicure fanno risalire al 1753 una distilleria contadina, la Michter's Distillery di Schaefferstown, Pennsylvania, che ebbe come proprietari varie famiglie di origine tedesca tra loro imparentate. Nel 1861, vi sorse un impianto industriale. Un'altra fonte parla dei primi insediamenti nel Kentucky datandoli 1775. Ma poiché la vita dei pionieri è carente di documenti storici attendibili, non sarà mai possibile dire chi fu il primo distillatore. Evan Williams, nel 1783, fu forse il primo della zona di Louisville. Alle antiche sedi di produzione del whiskey (Pennsylvania, Maryland e Virginia) oggi se ne sono aggiunte altre come il Kentucky e il Tennessee, sebbene il cuore produttivo si distribuisca dall'lllinois alla Georgia, dal Kansas alle Caroline.
Secondo il tipo di produzione possiamo suddividere il whiskey americano in diverse tipologie:
- Straight bourbon whiskey: il nome gli deriva dalla contea di Bourbon del Kentucky dove si ritiene sia nato; è prodotto con una miscela di cereali di cui almeno il 51°Ki deve essere mais (la parola straight, letteralmente "giusto, onesto, diritto", sta a significare che quel whiskey è prodotto con un miscuglio di cereali di cui almeno uno dev'essere presente in una percentuale del 51%). Si insaporisce con una piccola quantità di segale e, talvolta, di grano: qualunque sia il cereale, la percentuale oscilla tra il 5 e il 15%. Un'analoga percentuale di orzo maltato serve alla fermentazione. I bourbon più saporiti hanno circa il 70% di mais.
Il bourbon viene distillato a 160 gradi proof (equivalenti a 80°) e immesso sul mercato ad un grado alcolico intorno ai 40-50° circa. È invecchiato per due anni, in barili nuovi carbonizzati all'interno, e questo processo di maturazione gli conferisce il caratteristico sentore di vaniglia che il distillato trae dal rovere nel corso dell'invecchiamento.
La dizione "sour mash" (infusione acida) indica il normale metodo che si usa nella produzione di tutti gli straight e, perciò, non significa nulla di eccezionale. Spesso è aggiunta come indicazione di autenticità. La tecnica dell'infusione acida richiede l'impiego di residui della precedente distillazione. ll residuo viene prelevato dalla base della colonna e aggiunto all'infusione del cereale e/o all'infusione del lievito e/o nella vasca di fermentazione.
Serve ad assicurare la continuità della fermentazione e a difenderla dall'intervento di lieviti estranei. Se viene prodotto nel Kentucky e invecchiato almeno un anno, il bourbon può fregiarsi della denominazione Kentuckv.

- Rye straight whiskey: è stato il primo genere di whiskev nato negli USA, ed è prodotto soprattutto in Pennsylvania e nel Maryland con una miscela di cereali di cui il 51% è segale. Nella fase di fermentazione, una piccola percentuale di malto d'orzo innesca il processo. Nel sapore, l'intensità della segale è ammorbidita da una considerevole percentuale di mais. Questi tre cereali sono immessi all'inizio del processo di produzione e sono cotti e distillati insieme: non sono distillati separatamente e successivamente miscelati. Le regole d'invecchiamento sono simili a quelle del bourbon.
- Wheat straight whiskey: è prodotto con una miscela di cereali di cui almeno il 51% è frumento.
- Malt straight whiskey: è prodotto con una miscela di cereali di cui almeno il 51% è orzo maltato.
- Corn whiskey: è prodotto con una miscela di cereali di cui almeno l'80% è mais.
- Blended whiskey: è un prodotto che può contenere fino a 75 whiskey e distillati neutri diversi. Basta che abbia almeno il 20% di straight whiskey, e il resto può essere alcol neutro.
- Light whiskey ("whiskey leggero"): è un whiskey molto leggero, ottenuto ricorrendo ad una distillazione ad elevata gradazione, invecchiato in fusti usati, con aggiunta di aromatizzanti e dolcificanti.
- Tennessee whiskey: è simile al bourbon, dal quale si differenzia per la regione di produzione, il Tennessee appunto, e perché dopo la riduzione alcolica viene filtrato con carbone attivo che riduce il contenuto di impurità in esso presenti.

La menzione "bottled in bond" (che significa "imbottigliato sotto il sigillo") è prerogativa degli straight prodotti sotto il controllo governativo, sempre nella medesima distilleria e invecchiati almeno quattro anni.


Whisky Canadese

Il luogo d'origine dell'industria canadese della distillazione del whisky fu probabilmente l'Ontario. Per quanto i suoi esordi non siano ben documentati, si ritiene che possano essere collocati tra la fine del Settecento e gli inizi dell'ottocento, in una zona vicino a Kingston, che si trova tra le due più importanti città dell'Ontario, Toronto e Ottawa, e sulla strada per Montreal, nel Québec.
La fortuna del whiskv canadese fu legata in particolar modo al proibizionismo americano. La grande sete degli USA promosse una vertiginosa produzione di whisky in Canada dato che quel grande mercato, nonostante i divieti in patria, chiedeva sottobanco ettolitri ed ettolitri di qualsiasi bevanda alcolica. I cereali usati nella preparazione del canadian sono principalmente il mais, seguito da grano, avena e orzo in parte maltato. Viene distillato in alambicchi continui a colonne e il risultato è un whisky ad alta gradazione iniziale. L'invecchiamento minimo è di due anni in fusti carbonizzati all'interno e il blend avviene subito dopo la distillazione. I canadian sono in generale dei whisky leggeri, molto adatti alla miscelazione per cocktail.

Bourbon Whiskey


Secondo il tipo di produzione possiamo suddividere il whiskey americano in diverse tipologie:
- Straight bourbon whiskey: il nome gli deriva dalla contea di Bourbon del Kentucky dove si ritiene sia nato; è prodotto con una miscela di cereali di cui almeno il 51°Ki deve essere mais (la parola straight, letteralmente "giusto, onesto, diritto", sta a significare che quel whiskey è prodotto con un miscuglio di cereali di cui almeno uno dev'essere presente in una percentuale del 51%). Si insaporisce con una piccola quantità di segale e, talvolta, di grano: qualunque sia il cereale, la percentuale oscilla tra il 5 e il 15%. Un'analoga percentuale di orzo maltato serve alla fermentazione. I bourbon più saporiti hanno circa il 70% di mais.
Il bourbon viene distillato a 160 gradi proof (equivalenti a 80°) e immesso sul mercato ad un grado alcolico intorno ai 40-50° circa. È invecchiato per due anni, in barili nuovi carbonizzati all'interno, e questo processo di maturazione gli conferisce il caratteristico sentore di vaniglia che il distillato trae dal rovere nel corso dell'invecchiamento.
La dizione "sour mash" (infusione acida) indica il normale metodo che si usa nella produzione di tutti gli straight e, perciò, non significa nulla di eccezionale. Spesso è aggiunta come indicazione di autenticità. La tecnica dell'infusione acida richiede l'impiego di residui della precedente distillazione. ll residuo viene prelevato dalla base della colonna e aggiunto all'infusione del cereale e/o all'infusione del lievito e/o nella vasca di fermentazione.
Serve ad assicurare la continuità della fermentazione e a difenderla dall'intervento di lieviti estranei. Se viene prodotto nel Kentucky e invecchiato almeno un anno, il bourbon può fregiarsi della denominazione Kentuckv.

Whisky giapponese

L'ultima nazione che merita di essere menzionata come produttrice di whiskv.
Da sempre il popolo giapponese riesce con l'impegno, l'audacia e la professionalità ad imporre ovunque i suoi prodotti. Non fa difetto nemmeno nell'arte liquoristica e in particolar modo nella distillazione del whisky.
La prima distilleria nasce nel 1923, ma è solo negli anni Settanta che cominciarono ad affermarsi caratteristiche, qualità e varietà dei whisky giapponesi, con un numero crescente di blended.
I distillati della Scozia sono sempre stati tenuti in grande considerazione dai produttori di whiskv 9iapponesi e lo sono tuttora. Come gli scozzesi, i giapponesi iniziano la produzione con un'infusione di puro malto d'orzo, in genere torbato, e una doppia distillazione in alambicco per produrre un single whisky che viene invecchiato in barili di sherry o di bourbon, oppure in barili nuovi, di rovere, carbonizzati.
Ne imbottigliano una piccola parte per distribuirlo come single malt, e si servono della maggior parte come base per la miscelazione con i whisky di cereali distillati in colonna.

Degustazione ...il magico rituale


Occorre sempre seguire un certo rituale quando si decide di gustare un whisky.
Iniziate con lo scegliere un bicchiere adatto: il più indicato é il calice a tulipano a gambo corto, che permette al profumo di rivelarsi e di essere respirato nella giusta concentrazione. E se un tumbler in cristallo sfaccettato, il classico bicchiere da whisky, può essere un oggetto meraviglioso, la semplice purezza del vetro trasparente permetterà di godere di ogni scintilla nascosta nel fuoco dai riflessi ambrati.
Dopo aver versato una piccola quantità di whisky, scaldate per qualche attimo il bicchiere tra le mani e agitatelo a mulinello per favorire lo sprigionarsi degli aromi.
La calma è il principale segreto della degustazione: respirate ora il vostro whisky profondamente, senza fretta e continuate a farlo tra un sorso e l'altro.
In Scozia è diffusa l'abitudine di aggiungere un pò d'acqua, preferibilmente acqua Highland Spring naturale, mai frizzante.
Inalate nuovamente l'aroma per scoprire come l'acqua faccia scaturire delle caratteristiche più complesse. Solo allora potete abbandonarvi al piacere di sorseggiare il malto:
sentirete il fremito iniziale dell'alcool, il gusto gradevole mentre il liquido si adagia all'interno della bocca fino a rivestirla completamente in modo che il calore sprigioni ogni componente del bouquet e riveli corpo e carattere.
Grazie a questo rituale saprete apprezzare le numerose sottigliezze di ciascun malto e quindi il piacere dell'aroma durevole che permane nella vostra bocca.
Lo Scotch whisky può essere consumato come un drink dopo il pasto o come accompagnamento a tipici piatti scozzesi a base di salmone.
Come va bevuto è una questione di gusto individuale che sta a voi decidere. Come abbiamo già detto, gli Scozzesi lo bevono a temperatura ambiente, liscio o con un'aggiunta d'acqua, acqua di sorgente, se possibile, fresca ma non ghiacciata.
Poiché il freddo annulla il gusto, sarebbe bene evitare l'aggiunta di cubetti di ghiaccio.

Caratteristiche organolettiche

Per aiutarvi, dopo la degustazione, alla descrizione del whisky, vi elenchiamo alcuni termini che caratterizzano al meglio le sue sfumature e i toni più segreti.
Blando Mancanza di caratteristiche distintive e di personalità.
Corpo Descrive essenzialmente la sensazione che il liquido crea nella bocca.

  • Ruvido Alcuni gusti ed aromi sono intensi e sono fortemente rilevati nella bocca e nel naso.

  • Secco Una sensazione generale di astringenza di livello modico abbinata ad assenza di aromi dolciastri o dolcezza nella bocca.

  • Fresco Indica che il prodotto è nella condizione ideale. il suo opposto è "piatto", cioè fiacco e senza gusto.

  • Morbido Non contiene asprezza alcolica né aromi metallici o "silicei". L'opposto è detto duro.

  • Pesante Ricco in gusti ed aromi facilmente identificabili.

  • Leggero Ottimo equilibrio fra le intensità del gusto e dell'aroma. Tende ad essere di tipo delicato, ossia fragrante.

  • Maturo Descrive un whisky che ha raggiunto la maturità in cui l'asprezza dell'alcool è stata ridotta. Piacevole sensazione di calore.

  • Neutro Un'acquavite normale con solo l'aroma dell'alcool.

  • Ricco Carattere forte. E opportuno usare con prudenza il termine poiché questo è anche usato per descrivere la prevalenza di aromi zuccherini.

  • Robusto Un whisky che è ricco in gusto e in aromi. Le caratteristiche rimangono fino alla completa maturità.

  • Rotondo Un buon equilibrio fra gusto ed aroma.

  • Aspro Fa frizzare il naso e la bocca.

  • Fiacco Manca di aroma e di gusto e per questo viene definito diluito o acquoso .

  • Giovane Non ha raggiunto la maturità originale.


L'arte del blending

Malto, acqua, torba, temperatura, aria. Sono gli ingredienti di molti whisky; ma è la purezza degli elementi e la maestria di chi li combina a determinare la qualità di ogni whisky. Per questo uno solo è Chivas Regal. Samuel Bronfinan, fondatore della Seagram Co Ltd affermava: "la distillazione è una scienza, il blending un'arte". Nulla di più efficace per distinguere un processo che, pur complesso, ha precisi riferimenti nella fisica, da quello molto più aleatorio che ha come componente predominante la sensibilità e la capacità dell'uomo.
il blending é pertanto l'arte di unire differenti tipi di whisky, ognuno con le proprie caratteristiche, al fine di ottenere un risultato il più armonico possibile, dove l'insieme sia qualitativamente superiore alla somma delle parti.
il "Master blender", così viene chiamato colui che seleziona ed unisce i vari whisky, si lascia guidare soprattutto dai profumi dei vari prodotti, mescolando più whisky di malto e di cereali di differente invecchiamento e stabilendo la percentuale relativa di ognuno in funzione del risultato finale che si è preposto.
Il blended deve la sua fortuna soprattutto ala grande armonia dei prodotti ottenibili, prodotti che possono così attingere alle innumerevoli qualità dei diversi malti disponibili assommando caratteri differenti senza che nessuno predomini sull'altro in modo stridente.
Non esistono trattati che insegnano questa difficile arte, ed ogni distilleria tiene segretamente custodita la sua formula, che si tramanda generalmente da Master padre a Master figlio.

Il servizio del Whisky
 
Un whiskv di malto va servito a temperatura ambiente (16-18°C) e sempre liscio, in un tulipano. Sovente lo si accompagna con un bicchiere di acqua fredda; l'ideale sarebbe servirlo insieme ad una brocca di terracotta con l'acqua con cui è stato tagliato all'origine (in commercio se ne trovano diverse in bottiglietta), se il cliente desidera allungarlo. Nel caso di blended e di richiesta di ghiaccio, si può optare per l'old-fashioned.

Gin

E' una delle bevande alcoliche più conosciute. Il gin è un distillato di cereali, in prevalenza granturco, aromatizzato con bacche di ginepro, semi di coriandolo, ed altri aromi vegetali accuratamente dosati.
Ogni produttore di gin ha la sua ricetta, in cui sono diversamente combinati alcool e ginepro e le altre erbe botaniche.
Il gin si prepara incolore con una gradazione minima di 43°. Il tipo London dry gin (il più conosciuto in Italia e usato nel mondo), incolore, secco e scarsamente saporito, è l'ingrediente fondamentale per tantissimi cocktail.
Questa base alcolica si armonizza perfettamente con: Vermouth, bitter, vino liquorosi, liquori, succhi di agrumi, frutta e acque toniche.
 
La Vodka

Distillato classico dei paesi dell'Est, la vodka è tipica della Russia, ma viene prodotta in tutto il Nord Europa, in Polonia e oggi anche negli Stati Uniti, in Canada e in Italia. VODKA, letteralmente significa "acquetta" ed è il vezzegiativo-diminutivo di "voda", cioè acqua.
La vodka deriva dalla distillazione plurima di cereali, è ottenuta dall'alcool raffinato di grano della prima purezza.
Si usano anche altri prodotti quali l'orzo, la segale ed altri suscettibili di distillazione contenenti amidi come le patate. Il sapore della vodka è secco e insapore senza particolari inflessioni, con un lievissimo aroma di cereali.
E' imbottigliata a 40-43-50° e non richiede invecchiamento. Dopo una stagione relativamente breve, la vodka viene immessa al consumo.


 
 
 
Torna ai contenuti | Torna al menu